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Nuovi strumenti di politica industriale per lo sviluppo e la quotazione delle PMI

 

Nuovi strumenti di politica industriale per lo sviluppo e la quotazione delle PMI

S. Alvaro, S. Caselli, D. D'Eramo

Quaderno giuridico n. 18 - dicembre 2018 [formato PDF] 
 

Sintesi del lavoro
Le piccole e medie imprese costituiscono l'ossatura del sistema economico e produttivo italiano rappresentando il 99,9% del numero totale delle imprese del territorio nazionale.
La dimensione ridotta delle imprese e la natura familiare della proprietà hanno spesso reso gli imprenditori restii ad aprire il capitale all'ingresso di nuovi soci finanziatori o a reperire fondi sul mercato di borsa o presso investitori istituzionali tanto che oggi l'Italia risulta essere uno dei paesi avanzati in cui la borsa è meno rappresentativa del tessuto produttivo e industriale.
Un dato che consente di cogliere chiaramente il differenziale di sviluppo del mercato dei capitali è dato dal rapporto tra capitalizzazione di borsa e PIL. Con riferimento al 2017, questo rapporto ha assunto un valore pari al 128% nel Regno Unito, al 100% in Francia, al 58% in Germania e al 37% in Italia.
La crisi finanziaria degli ultimi anni dal canto suo ha condotto l'Unione Europea nella fase di recessione più lunga di tutta la sua storia ed ha conseguentemente riportato all'attenzione dei politici e degli economisti europei il ruolo strategico delle piccole e medie imprese (soprattutto quelle manifatturiere) come propulsore della crescita e della capacità di innovazione tecnologica e sociale. Tant'è che per agevolare lo sviluppo delle piccole e medie imprese si è giunti a mettere in discussione la tradizionale diffidenza verso ogni forma di intervento pubblico nelle traiettorie di sviluppo industriale poiché si è capito che tra dirigismo e liberismo vi sono molte strategie di politica industriale intermedie perseguibili.
Lo stimolo alla crescita e alla competitività per sostenere e rafforzare la ripresa è diventata la priorità essenziale per la Commissione Europea nella consapevolezza che la mera integrazione attraverso l'eliminazione delle barriere (ossia tramite il completamento del Mercato Unico) è condizione certamente opportuna e necessaria ma non sufficiente.
Con la riconosciuta legittimazione delle politiche industriali cui si è fatto cenno, sino ad oggi la Commissione Europea si è mossa con una serie di iniziative normative in materia di incentivi alla quotazione per le piccole e medie imprese lasciando altresì ampio spazio ai singoli Stati Membri di adottare gli strumenti necessari ed utili per dare la migliore attuazione ai piani della Commissione Europea volti a ridisegnare una politica industriale anche per tenere in debito conto la specificità del sistema produttivo di ogni Paese.
Per questa ragione la maggior parte dei Paesi europei (Germania, Francia e Regno Unito in primis) stanno già elaborando e realizzando nuove strategie nazionali per l'industria parallele a quelle, sinora poco fruttuose, della Commissione Europea.
Essendo l'Italia la seconda piattaforma industriale europea (dietro solo alla Germania) pare oltremodo necessario – quantomeno in una prospettiva di comune sviluppo europeo - che anche l'Italia si doti di una visione del futuro dell'industria e di una politica industriale su base territoriale nazionale che orienti l'azione delle imprese in termini diversi da quelli che hanno caratterizzato le precedenti stagioni di intervento pubblico sull'economia tenuto conto del nuovo contesto istituzionale ed economico. Si tratta pertanto di creare una nuova "politica industriale orizzontale" ossia dell'offerta di condizioni più favorevoli per tutte le imprese e della creazione di mercati più efficienti capaci di attrarre investimenti privati in progetti a lungo termine con opportuni schemi di regolazione e soprattutto con incentivi fiscali-finanziari.
Lo studio, muovendo dalla considerazione del fatto che negli ultimi anni il legislatore italiano ha già posto in essere una serie di misure fiscali utili allo sviluppo delle imprese (si allude alle norme sui mini-bond, sui PIR, sull'ACE, sul credito d'imposta per la ricerca, sui patent box, ecc.) prova a tracciare un disegno sistematico per quanto attiene principalmente agli incentivi fiscali collegati all'investimento in equity sul presupposto che esso posa rappresentare il naturale complemento per il disegno di una catena del valore completa e riequilibrata a favore delle forme ad oggi sottoutilizzate ma decisive quali il mercato di borsa e dei capitali più in generale.
Tale disegno - che segue in qualche modo la traiettoria tracciata da paesi quali il Regno Unito e gli Stati Uniti - mira ad incentivare in maniera forte e strutturale l'intera "catena del valore" che collega gli equity investor (sia private equity investor che investitori retail e business angels) al processo di quotazione e di permanenza nel listino individuando, prima, individuare i soggetti coinvolti e interessabili ad un incentivo fiscale (fondi di private equity, banche, merchant banks, intermediari creditizi non bancari, persone fisiche ed investitori istituzionali) e, poi, i diversi stadi della catena di valore (pre-quotazione, quotazione, grace period post IPO e fase di quotazione post grace period).

 

Autori
Simone Alvaro - Responsabile Ufficio Studi Giuridici, Divisione Studi Consob (s.alvaro@consob.it)
Stefano Caselli - Professore Ordinario di Economia degli Intermediari Finanziari nell'Università L. Bocconi di Milano (stefano.caselli@unibocconi.it)
Doina D'Eramo - Ufficio Studi Giuridici, Divisione Studi Consob (d.deramo@consob.it)

Le opinioni espresse nel presente Quaderno sono attribuibili esclusivamente agli autori e non rappresentano posizioni ufficiali della Consob, né impegnano in alcun modo la responsabilità dell'Istituto. Nel citare i contenuti del presente Quaderno, non è pertanto corretto attribuirli alla Consob o ai suoi Vertici. Si ringraziano i Professori Francesco Vella e Andrea Perrone per le osservazioni e gli utili commenti. Errori e imprecisioni sono imputabili esclusivamente agli autori.

 

JEL Classifications: D22, D24, E6, G1, H3, K2, K34

ISSN 2281-5236 [online]