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Il Rapporto fornisce evidenze in merito a conoscenze finanziarie, attitudini e scelte di investimento dei decisori finanziari italiani.
L'edizione 2020 approfondisce il comportamento degli investitori nel periodo di massima turbolenza dei mercati finanziari innescata dalla pandemia e indaga l'attitudine degli intervistati verso gli investimenti socialmente responsabili, i servizi di investimento digitalizzati e le cripto valute..
La crisi innescata dalla pandemia di Covid-19 ha generato pesanti ripercussioni sull'economia reale incidendo sull'occupazione e sul reddito disponibile delle famiglie. ... leggi di più
La pandemia di Covid-19 ha innescato una crisi epocale, con tempi di risoluzione ancora incerti, destinata ad avere significativi impatti economici e sociali. Le stime disponibili per il 2020 indicano una contrazione del Pil oscillante tra il 7,5 e il 10% per l'area euro e tra il 9 e il 13% circa per l'Italia (Fig. 1.1 - Fig. 1.2).
Anche il mercato del lavoro è stato duramente colpito. In ambito domestico, i dati al primo semestre dell'anno indicano un calo del tasso di attività pari al 3% circa, solo parzialmente recuperato nel terzo trimestre, mentre aumenta il disagio economico e sociale segnalato da diversi indicatori, tra cui le ore di cassa integrazione autorizzate dallo Stato (che nei primi 10 mesi del 2020 sono risultate pari a quasi 5 volte la media annuale negli ultimi 10 anni; Fig. 1.3 - Fig. 1.4).
In parallelo l'area euro ha sperimentato una forte riduzione del reddito disponibile e dei consumi. In Italia, come emerge dai dati pro capite riferiti al primo semestre dell'anno, l'evoluzione del reddito disponibile è legata soprattutto alla contrazione di salari e stipendi, solo parzialmente compensata dall'incremento dei sussidi pubblici (Fig. 1.5 - Fig. 1.7). Non sorprende che in questo contesto gli indicatori di fiducia rimangano inferiori ai livelli pre-crisi (Fig. 1.8).
Nel primo trimestre del 2020, la ricchezza delle famiglie è rimasta sostanzialmente stabile nell'Eurozona rispetto alla fine dell'anno precedente, mentre secondo stime preliminari è lievemente calata in Italia (Fig. 2.1).
Sul fronte delle passività, le famiglie italiane continuano a caratterizzarsi per un più basso livello di indebitamento nel confronto europeo (Fig. 2.2). Il tasso di risparmio, dopo essersi attestato a un valore di poco superiore al 10% nel 2019, dovrebbe aumentare nell'anno in corso di circa 6 punti percentuali secondo una dinamica, analoga a quella osservata nell'area euro, verosimilmente legata al movente precauzionale (Fig. 2.3).
… una rinnovata preferenza per la liquidità, mentre gli investimenti finanziari pro capite delle famiglie italiane rimangono inferiori a quelli dei maggiori paesi europei. ... leggi di più
Nei maggiori Paesi europei si osserva una rinnovata preferenza per la liquidità, a cui si accompagna un calo degli investimenti in azioni, obbligazioni e quote di fondi comuni, come evidenziato anche dai flussi finanziari nel primo semestre 2020. Per quanto riguarda l'Italia, il dato conferma una tendenza, consolidatasi nel corso dell'ultimo decennio, che ha visto diminuire il peso di azioni e obbligazioni e aumentare la quota di liquidità e di prodotti assicurativi e previdenziali. Le famiglie italiane, inoltre, si caratterizzano per investimenti finanziari pro capite inferiori a quelli riferibili alle famiglie francesi e tedesche (Fig. 2.4 - Fig. 2.6).
Il portafoglio della clientela retail in custodia o amministrazione presso intermediari italiani è costituito in prevalenza da quote di fondi comuni d'investimento. Negli ultimi 10 anni inoltre la percentuale di titoli oggetto del servizio di consulenza è cresciuta in modo significativo. ... leggi di più
Indicazioni di dettaglio sull'evoluzione nel tempo degli investimenti delle famiglie italiane si possono cogliere analizzando la composizione dei titoli detenuti dagli intermediari italiani in custodia o amministrazione per conto della clientela (Fig. 2.14). Rispetto al 2010 si è assistito a cambiamenti significativi, per effetto del progressivo calo del peso delle obbligazioni emesse da intermediari finanziari e del contestuale incremento della quota riferita ai fondi comuni di investimento. Negli ultimi 10 anni, inoltre, è cresciuta la quota di titoli oggetto di consulenza, raggiungendo il 90% per i fondi comuni e quasi il 94% per i derivati.
Nello stesso periodo, è raddoppiato l'ammontare di titoli oggetto di gestione patrimoniale su base individuale, nella maggior parte dei casi fornito da Sgr; a giugno 2020 il 33% circa del portafoglio risulta costituito da titoli di Stato domestici (Fig. 2.15).
Con riferimento alle gestioni collettive, i fondi comuni aperti di diritto italiano sono principalmente di tipo obbligazionario o flessibile, mentre le masse gestite da fondi monetari si sono quasi azzerate negli ultimi 10 anni (Fig. 2.16). La composizione del patrimonio vede una netta prevalenza delle obbligazioni pubbliche e private (57%), a fronte del 17% e del 26% riferibili, rispettivamente, ad azioni e quote di fondi comuni.
Nelle settimane di maggiore volatilità del 2020, l'operatività degli investitori retail italiani su titoli domestici mostra una netta prevalenza degli acquisti sulle vendite. ... leggi di più
L'analisi dell'attività degli investitori retail italiani sui titoli azionari domestici (inclusi nell'indice FtseAllShare) mostra per il 2019 una netta prevalenza di vendite rispetto agli acquisti, con vendite nette settimanali pari a circa 100 milioni di euro. Nel 2020, durante le settimane in cui i mercati azionari registravano picchi di volatilità legati all'emergenza sanitaria (ossia nel periodo 24 febbraio - 3 aprile 2020), si è registrata invece una netta prevalenza degli acquisti sulle vendite, con un saldo pari complessivamente a 4,5 miliardi di euro (Fig. 2.12 - Fig. 2.13).
Nel confronto europeo l'Italia si caratterizza per una popolazione mediamente più anziana e con minori competenze digitali. ... leggi di più
La crisi innescata dalla pandemia contribuisce ad acuire le sfide legate ad alcuni cambiamenti strutturali caratterizzanti le economie avanzate, tra cui la digitalizzazione e l'invecchiamento della popolazione. Tali sfide sono particolarmente importanti in Italia, che nel confronto europeo si distingue sia per un divario negativo in termini di competenze digitali, utilizzo di internet e diffusione dell'e-commerce sia per un più accentuato invecchiamento della popolazione. In particolare, l'età media si attesta a 47 anni versus i 44 nell'area euro; la quota di persone oltre i 65 anni dovrebbe superare il 26% nel 2029 a fronte del 24% circa nell'Eurozona; il tasso di dipendenza degli individui di età pari o superiore a 65 anni dalla popolazione in età lavorativa si colloca quasi al 36%, oltre quattro punti percentuali in più del valore nell'Eurozona (Fig. 2.7 - Fig. 2.11).
L'Osservatorio CONSOB per il 2020 su ‘L'approccio alla finanza e agli investimenti delle famiglie italiane': il campione. ... leggi di più
L'Osservatorio CONSOB per il 2020 su ‘L'approccio alla finanza e agli investimenti delle famiglie italiane' raccoglie i dati relativi a un campione di 3.274 individui, rappresentativo dei decisori finanziari italiani, di cui 1.105 intervistati anche nei due anni precedenti.
Come di consueto l'indagine censisce, oltre ai profili socio-demografici e alla propensione al rischio, alcune attitudini psicologiche che possono orientare la percezione e l'assunzione di rischio finanziario da parte degli individui. Con riferimento alle caratteristiche socio-demografiche, in linea con le rilevazioni precedenti, nella maggior parte dei casi i decisori finanziari sono uomini (73%), che condividono le proprie scelte con il partner nel 66% dei casi. Rispetto al 2019 le differenze più significative nel campione intervistato riguardano la quota di famiglie monoreddito (in aumento di 7 punti percentuali) e la quota di investitori (in aumento dal 30 al 33% circa; Fig. 3.1 - Fig. 3.2).
Per quanto riguarda le attitudini psicologiche, continua a prevalere l'avversione al rischio e alle perdite (Fig. 3.3). Sembra confermata la tendenza a seguire l'approccio tipico della contabilità mentale nella gestione delle finanze personali, che la maggior parte degli individui ritiene di poter effettuare potendo contare su capacità personali elevate (Fig. 3.4 - Fig. 3.6). Tuttavia, più del 60% del campione si dichiara preoccupato per il mantenimento dell'attuale tenore di vita dopo il pensionamento, ammettendo al contempo di non avere una visione chiara degli elementi rilevanti per la quantificazione delle risorse a cui avrà accesso dopo l'uscita dal mondo del lavoro (maggiori dettagli in seguito). L'inadeguatezza del risparmio previdenziale figura, inoltre, tra i motivi indicati dagli intervistati che si dichiarano insoddisfatti della propria situazione finanziaria (più della metà del campione), dopo i livelli elevati delle spese e insieme alla mancanza di margini di flessibilità del budget disponibile. In linea con quest'ultimo dato, più del 60% degli intervistati dichiara che avrebbe difficoltà a fronteggiare spese inattese e che trova difficile fare progressi nella realizzazione dei propri obiettivi finanziari (Fig. 3.7).
In merito alla fiducia nel sistema finanziario, infine, il 50% circa degli intervistati giudica inaffidabili gli intermediari finanziari in generale, mentre uno dei maggiori provider di servizi online (cosiddetti GAFA) riscuote un apprezzamento simile a quello espresso nei confronti della propria banca (Fig. 3.9).
La cultura finanziaria degli italiani resta contenuta sebbene in lieve miglioramento rispetto alle rilevazioni precedenti. ... leggi di più
La cultura finanziaria degli italiani resta contenuta sebbene in lieve miglioramento, soprattutto nel sottocampione degli investitori, rispetto alle rilevazioni precedenti (Fig. 4.1 - Fig. 4.4). In particolare, la quota di intervistati che risponde correttamente a domande su conoscenze finanziarie di base oscilla dal 38% (concetto di diversificazione) al 60% (rapporto rischio-rendimento). Il confronto tra conoscenze finanziarie effettive e percepite ex-ante (ossia prima della verifica puntuale delle nozioni prima menzionate) mostra che gli intervistati tendono soprattutto a sottostimare le proprie conoscenze (downward mismatch) piuttosto che a sovrastimarle (upward mismatch; Fig. 4.5 - Fig. 4.6). Tuttavia il divario tra conoscenze reali e percepite ex-post (ossia successivo alla verifica puntuale delle nozioni) mostra un'attitudine a sovrastimare la propria cultura finanziaria nel 22% dei casi e a sottostimarla nel 20% dei casi, mentre circa il 40% degli intervistati non è in grado di valutare il numero di risposte corrette fornite (Fig. 4.7). Se si utilizza quest'ultimo dato per ‘depurare' le risposte al test sulle conoscenze finanziarie da quelle potenzialmente casuali (oscillanti a seconda dell'argomento tra il 21% e il 29% del totale), la quota di risposte corrette scende in media dal 50% al 37% (Fig. 4.8).
L'attitudine ad acquisire maggiori conoscenze finanziarie in occasione di decisioni importanti non esclude l'affidamento all'intermediario di riferimento. ... leggi di più
A fronte del livello di conoscenze finanziarie contenuto, l'interesse ad approfondire i temi potenzialmente utili in occasione di scelte importanti viene manifestato da circa il 60% degli intervistati, che in alcuni casi non escludono di affidarsi al contempo all'intermediario di riferimento (Fig. 4.12). L'argomento menzionato più di frequente è rappresentato dagli investimenti finanziari (26% del campione) mentre poco più del 20% non sa individuare un argomento specifico e il 15% circa si dichiara non interessato (Fig. 4.13). Rispetto ai promotori di iniziative di educazione finanziaria gli intervistati indicano anzitutto gli intermediari e i consulenti finanziari, seguiti dalle istituzioni pubbliche. Con riferimento agli strumenti di educazione finanziaria, la maggior parte preferisce lezioni in presenza o a distanza, seguite da libri, manuali e quotidiani (il 30% circa del campione non risponde; Fig. 4.14).
Pianificazione e definizione del budget familiare riguardano ancora una minoranza dei decisori finanziari. ... leggi di più
In linea con le precedenti rilevazioni la pianificazione e il controllo delle scelte finanziarie risultano poco diffusi: solo il 40% circa degli intervistati dichiara di avere un piano finanziario e quasi altrettanti di avere e rispettare un budget costantemente o saltuariamente (Fig. 5.1 - Fig. 5.2). La pianificazione finanziaria sembra ancor meno diffusa con riferimento agli obiettivi previdenziali (Fig. 5.3). Meno del 20% degli intervistati, infatti, sa (in modo preciso o approssimativo) quanti anni dovrà lavorare prima di poter andare in pensione, a quanto ammonterà la propria pensione mensile e quanto dovrebbe risparmiare per mantenere l'attuale tenore di vita. La mancanza di una chiara visione è più frequente tra coloro che si dicono insoddisfatti della propria situazione finanziaria e tra coloro che non risparmiano a sufficienza per finalità previdenziali (Fig. 5.10). In generale, il risparmio non è esplicitamente legato a obiettivi finanziari definiti. Più del 60% degli intervistati, infatti, accantona risorse al fine di fronteggiare eventi inattesi; inoltre rispetto alle rilevazioni precedenti la quota di individui che risparmiano senza uno scopo preciso è aumentata dal 17% al 25% (Fig. 5.5 - Fig. 5.6).
La vulnerabilità finanziaria delle famiglie italiane è aumentata per effetto della crisi innescata dalla pandemia. ... leggi di più
Circa il 30% degli intervistati dichiara di non essere in grado di fronteggiare una spesa inattesa di mille euro e poco più del 30% afferma di aver subito una riduzione (temporanea o permanente) del proprio reddito nell'ultimo anno (Fig. 5.7). Il 47% circa degli intervistati riferisce di aver contratto un debito, prevalentemente con istituzioni finanziarie, rappresentato da un mutuo nel 24% dei casi e da un prestito per coprire spese correnti nel restante 22% dei casi (Fig. 5.8).
A fronte della crisi economica indotta dalla pandemia di Covid-19, il 35% del campione ha ridotto le proprie spese, più del 10% ha intaccato i propri risparmi, mentre il 45% circa non ha modificato le proprie abitudini (Fig. 5.9). Rispetto al futuro, prevale tuttavia un diffuso pessimismo, con aspettative che, nella maggior parte dei casi, proiettano la ripresa dopo il 2022.
Nel 2020 è lievemente aumentata la partecipazione ai mercati finanziari da parte delle famiglie italiane. ... leggi di più
Nel 2020 la partecipazione ai mercati finanziari da parte delle famiglie italiane è lievemente aumentata rispetto all'anno precedente passando dal 30% al 33% (Fig. 6.1 - Fig. 6.2). Dopo i certificati di deposito e i buoni postali, i fondi comuni d'investimento e i titoli di Stato risultano le attività più diffuse. Tra i fattori che disincentivano l'investimento indicati più di frequente dagli intervistati emergono la mancanza di risparmi da investire, la mancanza di fiducia e il basso livello di conoscenza finanziaria, sebbene il primo motivo sia di gran lunga prevalente rispetto agli altri (Fig. 6.3).
Gli esperti (consulenti finanziari indipendenti o gestori) si confermano la fonte informativa più frequentemente citata nel 2020 sebbene, rispetto al 2019, risulti in crescita la quota di intervistati che utilizza anche altre fonti informative, ossia la documentazione relativa al prodotto offerto (prospetto informativo, scheda prodotto ecc.) e altre fonti specializzate quali riviste di settore o siti web (Fig. 6.5 - Fig. 6.6).
Sono aumentati in modo significativo gli investitori che si affidano a un consulente o delegano a un gestore. ... leggi di più
Nelle scelte di investimento, prevale la tendenza a prediligere un'unica modalità (tra scelta autonoma, informal advice e affidamento a un esperto) nel 73% dei casi mentre nel restante 27% si agisce combinando diversi stili decisionali. Nel complesso, ci si affida al supporto professionale fornito dal consulente o dal gestore nel 41% dei casi (in crescita dal 30% del 2019), mentre si decide autonomamente nel 29% dei casi (40% nella precedente rilevazione). Poco meno del 60% del campione dichiara tuttavia di consultare familiari e amici prima di effettuare una scelta (percentuale in crescita dal 45% rilevato nel 2019; Fig. 6.7 - Fig. 6.8).
Tra coloro che ricorrono al servizio di consulenza la quota di attività finanziarie detenuta sotto forma di liquidità risulta più contenuta (Fig. 6.9). Gran parte degli investitori intervistati (85%) dichiara di monitorare i propri investimenti sebbene solo il 49% dichiari di farlo più di due volte in un anno (Fig. 6.11). Nel 50% circa dei casi tale monitoraggio viene svolto autonomamente (33% tra coloro che ricorrono al servizio di consulenza).
La sfiducia e la mancata percezione del valore aggiunto del servizio di consulenza sono tra i principali fattori che ne disincentivano la domanda. ... leggi di più
La scelta del consulente è guidata prevalentemente dalla segnalazione ricevuta dalla propria banca di riferimento e dalle competenze del professionista, mentre il principale disincentivo alla domanda di consulenza è rappresentato dalla sfiducia, seguito dalla convinzione che il servizio non sia necessario alla luce del limitato ammontare delle somme investite e della mancata percezione del valore aggiunto del servizio stesso (Fig. 6.14). Le principali aspettative degli investitori nei confronti del consulente si riferiscono alle sue competenze e all'assenza di conflitto di interessi (Fig. 6.15).
La disponibilità a pagare per il servizio di consulenza rimane contenuta. ... leggi di più
Quanto alla remunerazione del servizio di consulenza, il 18% circa ritiene che sia un servizio prestato a titolo gratuito mentre il 54% ritiene che non abbia un costo per il cliente. Inoltre solo il 32% degli individui intervistati è disposto a pagare per il servizio (Fig. 6.16).
Gli investitori che si avvalgono della consulenza seguono i consigli del professionista, che rimane uno dei principali punti di riferimento nei casi in cui non si comprenda appieno il contenuto delle raccomandazioni ricevute. La maggior parte degli individui intervistati afferma di avere contatti con il professionista almeno una volta l'anno sebbene circa il 40% indichi di non aver avuto interazioni con il proprio consulente nemmeno durante le fasi di maggiore turbolenza sui mercati (Fig. 6.17 - Fig. 6.18).
FOCUS: Gli investimenti sostenibili e socialmente responsabili risultano ancora poco noti, sebbene sia in crescita la quota di coloro che ne hanno almeno sentito parlare. ... leggi di più
I dati dell'Osservatorio riferiti agli investimenti sostenibili e socialmente responsabili (SRI), in termini di conoscenze, possesso e attitudini, mostrano che si tratta di alternative ancora poco conosciute (Fig. 7.1). Nel 2020, infatti, meno del 30% degli investitori dichiara di conoscere gli SRI sebbene tale quota risulti in crescita rispetto alle rilevazioni precedenti. Tale percentuale sale al 70% circa se si considerano coloro che dichiarano di averne almeno sentito parlare. L'interesse degli intervistati in questa tipologia di investimento risulta elevato tra coloro che affermano di conoscere la materia, specie tra gli investitori (Fig. 7.2). Gli SRI rimangono poco diffusi, sebbene sia in aumento rispetto al 2019 la quota di coloro che rispondono di aver ricevuto una raccomandazione all'investimento in SRI dal proprio consulente (Fig. 7.3).
La maggior parte degli intervistati associa gli SRI al rispetto di valori etici e sociali. Gli aspetti puramente finanziari sono citati meno di frequente, sebbene tra i fattori che possono rendere attrattivo l'investimento vengano segnalati incentivi fiscali e minori costi, seguiti dalla raccomandazione esplicita del consulente e dalla disponibilità di una certificazione che confermi la natura ESG dell'investimento (Fig. 7.4 - Fig. 7.5).
Le obbligazioni ESG negoziate sulle piattaforme gestite da Borsa Italiana hanno un lotto minimo pari a 1.000 euro nel 43% dei casi. ... leggi di più
Nel 2020 le emissioni di obbligazioni ESG censite da Borsa Italiana a partire dal 2017, dopo la lenta crescita osservata negli anni scorsi, hanno segnato una forte accelerazione (Fig. 7.7 - Fig. 7.9). Gli emittenti sono rappresentati principalmente da organismi sovranazionali, mentre il coinvolgimento del settore privato sembra ancora piuttosto limitato. Le società italiane, sebbene numerose, sono tuttavia poco rilevanti in termini di ammontare emesso. I titoli green e sustainable rappresentano il 95% del totale e sono quotati sul Mot nel 90% dei casi. La maggior parte delle obbligazioni ESG sono di tipo plain vanilla (89%) con un lotto minimo che nel 43% dei casi risulta inferiore ai 1.000 euro.
FOCUS: L'attitudine verso la digitalizzazione è nel complesso positiva, anche se non mancano preoccupazioni per una percepita complessità e i rischi di frode e attacchi informatici. ... leggi di più
A fronte della crescente digitalizzazione dei servizi finanziari è utile verificare quali siano le conoscenze e le attitudini dei risparmiatori verso il fenomeno. L'utilizzo della rete internet per motivazioni attinenti a scelte economico-finanziarie oscilla dall'8% (consultazione di informazioni finanziarie) a oltre il 40% (online banking), mentre quello riferibile ad altre sfere di attività raggiunge valori massimi per l'acquisto di beni e servizi (poco più del 40% dei casi) e per l'accesso a social network (più del 50%; Fig. 8.1 - Fig. 8.2).
L'attitudine verso la digitalizzazione è nel complesso positiva, poiché oltre il 70% degli intervistati la definisce un'opportunità in grado di migliorare la qualità della vita, anche se non mancano preoccupazioni in merito a una percepita complessità (46% dei casi) e a rischi di frode e attacchi informatici (59% dei casi) che possono generare disagio (48%; Fig. 8.3). Il 40% degli utenti si ritiene più informato grazie alla rete internet, anche se il 50% circa trova difficile selezionare le informazioni più utili tra le tante disponibili e circa il 30% pensa che sia difficile distinguere quelle vere da quelle false (Fig. 8.4).
Con riguardo all'innovazione finanziaria, tra i potenziali drivers di interesse emerge la possibilità di investire piccole somme mentre il timore di subire truffe e di non avere sufficienti competenze (anche digitali) agiscono da deterrente. ... leggi di più
Con riferimento a specifici ambiti dell'innovazione finanziaria concernenti le cripto-valute, il trading online e fenomeni quali il robo advice e il crowdfunding emerge un livello di attività molto contenuto: solo il 5% del campione, infatti, riferisce di avere effettuato trading online e le percentuali risultano inferiori negli altri casi, sebbene il dato risulti più elevato tra gli investitori (Fig. 8.5). La quota di individui che dichiarano di avere una conoscenza, seppur basilare, di servizi finanziari digitalizzati è più alta tra gli investitori, dove si passa dal 13% per il robo advice al 30% circa per le valute virtuali e il crowdfunding al 44% per il trading online. Tra i fattori che potrebbero stimolare l'interesse emergono la possibilità di investire piccole somme e, nel caso specifico delle valute virtuali, la possibilità di guadagnare velocemente. Tra i deterrenti, invece, si citano più di frequente il timore di subire truffe e di non avere sufficienti competenze finanziarie e digitali (Fig. 8.6 - Fig. 8.9).
Il Report è stato curato da: Nadia Linciano (coordinatrice) - CONSOB, Divisione Studi, Ufficio Studi Economici (n.linciano@consob.it) Valeria Caivano - CONSOB, Divisione Studi, Ufficio Studi Economici (v.caivano@consob.it) Daniela Costa - CONSOB, Divisione Studi, Ufficio Studi Economici (d.costa@consob.it) Monica Gentile - CONSOB, Divisione Studi, Ufficio Studi Economici (m.gentile@consob.it) Paola Soccorso - CONSOB, Divisione Studi, Ufficio Studi Economici (p.soccorso@consob.it)
Le opinioni espresse nel Report sono personali degli autori e non impegnano in alcun modo la Consob. Nel citare i contenuti del rapporto, non è pertanto corretto attribuirli alla Consob o ai suoi Vertici.