Il Rapporto CONSOB sulle scelte di investimento delle famiglie italiane analizza conoscenze, attitudini e comportamenti di investitori retail italiani. L'edizione 2024 si basa sull'Indagine ‘L'approccio alla finanza e agli investimenti delle famiglie italiane’ somministrata da gennaio a marzo 2024 da Dogma Research a un campione rappresentativo degli investitori italiani. ... leggi di più
L’Indagine 2024 consente di tracciare le dinamiche evolutive delle scelte di portafoglio degli investitori rispetto alle rilevazioni condotte negli anni precedenti e dedica un focus a finanza sostenibile e finanza digitalizzata. L’Indagine raccoglie dati relativi a un campione di 2.011 individui, rappresentativo della popolazione dei decisori finanziari italiani che dichiarano di possedere una o più attività finanziarie, definiti ‘investitori’. In dettaglio, il criterio di selezione prevede che siano esclusi dal campione soggetti che detengono solo strumenti base di gestione del risparmio (c/c bancari e postali, libretti bancari e postali non vincolati, conti di deposito remunerato ma non vincolato, oppure solo piani di accumulo previdenziale). Inoltre, rispetto alle precedenti edizioni dell’Indagine, nel 2024, la procedura di campionamento è stata ulteriormente rinforzata da due domande filtro. Come di consueto, è stato previsto che a rispondere all’intervista sia la persona che, nell’ambito del proprio nucleo familiare, percepisce il reddito più elevato (criterio standard adottato per la definizione del decisore finanziario); sono stati, poi, aggiunti ulteriori due requisiti per l’inclusione nel campione: il soggetto che risponde all’Indagine dichiara di essere, infatti, il gestore principale e prevalente delle finanze e di avere familiarità con almeno uno strumento finanziario. Il combinato disposto di questi due criteri addizionali, non utilizzati nelle precedenti edizioni, è orientato a garantire un livello sufficientemente elevato di consapevolezza degli intervistati (cosiddetti ‘investitori consapevoli’).
Il Rapporto 2024 è articolato in un’Introduzione e in sette Sezioni analitiche. L’Introduzione illustra i principali sviluppi del quadro normativo di riferimento. La prima Sezione fornisce una descrizione dettagliata del campione specificandone le caratteristiche socio-demografiche e i tratti della personalità. La seconda Sezione analizza la cultura finanziaria dei decisori finanziari, confrontando le conoscenze degli intervistati in vari ambiti. La terza Sezione esamina le fonti informative principalmente utilizzate. Dopo aver analizzato le scelte di portafoglio, nella quarta Sezione, e il processo decisionale, nella quinta, il Rapporto propone un primo focus sull’innovazione finanziaria digitale e un secondo sulla finanza sostenibile (rispettivamente sesta e settima Sezione).
La Sezione introduttiva propone una ricostruzione, a caratteri generali, delle principali norme che costituiscono il quadro di riferimento per l’assunzione di scelte di investimento consapevoli da parte degli investitori. La ricostruzione non ha pretese di esaustività, ma di fornire un semplice richiamo alle principali tappe dell’evoluzione normativa e regolamentare in ambito nazionale e internazionale, senza trascurare – per quanto possibile dato il tipo di pubblicazione – una sintesi delle norme di principio in materia di finanza sostenibile e di finanza digitale. ... leggi di più
L’Introduzione è altresì corredata da una sintetica panoramica delle attività realizzate da alcune autorità nazionali e internazionali volte a tutelare i risparmiatori e a garantire la stabilità e l'integrità dei mercati finanziari. Al riguardo, la Commissione europea, l'OCSE, la IOSCO, le tre European Supervisory Authorities (ESAs), la Financial Conduct Authority (FCA) nel Regno Unito e l’Autorité des Marchés Financiers (AMF) in Francia, tra gli altri, stanno adottando misure finalizzate a promuovere l'innovazione e proteggere i risparmiatori dai rischi crescenti di pratiche ingannevoli. In tale prospettiva, l’esigenza di una cooperazione internazionale rafforzata emerge con chiarezza, così come la necessità di potenziare ulteriormente le attività di educazione finanziaria, con particolare intensità quelle orientate a investitori connotati da caratteristiche di maggiore vulnerabilità, senza trascurare le iniziative tese ad affrontare al meglio le sfide emergenti in tema di sostenibilità e di finanza digitale.
Con riferimento alle caratteristiche socio-demografiche del campione, descritte nella prima Sezione, gli intervistati hanno un’età media di 51 anni e per il 78% sono soggetti di sesso maschile. In fase di campionamento, la quota finale di donne è stata ribilanciata ex post e stabilizzata al 22% per tener conto di taluni trends in atto nella popolazione: la crescita del numero di nuclei monocomponente – e fra questi quelli di genere femminile – e la maggiore presenza di situazioni famigliari meno caratterizzate da una precisa divisione dei compiti (nei termini di una primazia maschile su quelli di gestione finanziaria delle risorse famigliari). ... leggi di più
Il campione resta in ogni caso costituito prevalentemente da uomini, riflettendo il consolidato divario, non solo retributivo, fra donne e uomini che caratterizza il nostro Paese: secondo il Global Gender Gap Report 2024, l’Italia si colloca all’87° posto su 146 paesi in una graduatoria che vede ai primi posti le realtà più virtuose, in termini di parità di genere con riferimento a quattro diverse dimensioni: opportunità economiche, istruzione, salute e leadership politica, e al 95° posto con specifico riferimento all’assessment della parità salariale (World Economic Forum, 2024).
I soggetti laureati o con una formazione post lauream sono il 32% del campione, mentre il 68% detiene un titolo di studio inferiore. Circa il 50% è residente al nord, il 17% nelle regioni centrali, il 33% al meridione o nelle isole principali. Con riferimento allo stato lavorativo, la maggior parte degli intervistati sono impiegati (62%), mentre il 17% è costituito da lavoratori autonomi e il 15% da pensionati (un ulteriore 4% include casalinghe, studenti e soggetti non occupati).
Come di consueto, nell’ambito dell’Indagine sono esplorati i tratti individuali che possono influenzare i comportamenti finanziari degli intervistati, tra i quali la propensione a fidarsi degli altri (elevata per il 18% degli intervistati), la propensione al rischio (che si manifesta nel 15% dei casi) e le preferenze intertemporali di consumo (che orientano verso il lungo periodo il 20% degli investitori). Vengono inoltre approfonditi atteggiamenti che possono giocare un ruolo, in particolare, nella propensione verso gli investimenti sostenibili, come la disponibilità alla condivisione (cosiddetto ‘altruismo’; spiccato nel 13% degli intervistati), la preoccupazione destata dai cambiamenti climatici (molto diffusa ed elevata per il 43% dei soggetti) e la propensione verso le donazioni liberali (riferita dal 50% del campione).
In ragione dei criteri di selezione del campione, costituito – come detto – da ‘investitori consapevoli’, il Rapporto si riferisce a intervistati con conoscenze finanziarie di base relativamente elevate, illustrate nella seconda Sezione. Rispetto alla precedente edizione, l’Indagine 2024 si propone di fornire, tramite l’elaborazione di un questionario ad hoc, uno strumento per la misurazione della sustainable finance literacy degli investitori retail, ampliando il numero e la varietà dei concetti indagati. ... leggi di più
Estendendo l’approccio utilizzato nelle precedenti Indagini con riferimento alle conoscenze finanziarie di base, inoltre, viene introdotta anche una misurazione della tendenza alla sovra(sotto) stima delle proprie conoscenze da parte degli investitori (indicatori di overconfidence/underconfidence). Traendo spunto dall’esperienza maturata in ambito OCSE, infine, viene innovata anche la rilevazione di conoscenze e competenze digitali approfondendo, rispetto all’Indagine 2022, temi connessi alla fruizione di strumenti e servizi finanziari digitali e ai comportamenti che gli individui pongono in essere in ambiente digitale. Come sottolineato dall’OCSE (OECD, 2020), la digitalizzazione di prodotti e servizi finanziari contribuisce ad aumentare la complessità delle scelte finanziarie e può configurare nuovi rischi, come l'esclusione finanziaria digitale, le frodi online o le violazioni dei dati personali. Il basso livello di alfabetizzazione finanziaria digitale configura in tale contesto un nuovo profilo di vulnerabilità che i policy maker devono individuare e monitorare al fine di porre in atto misure correttive a protezione del consumatore finanziario.
Le evidenze raccolte in merito a conoscenze finanziarie di base, conoscenze di finanza sostenibile e finanza digitalizzata offrono spunti utili a definire specifiche iniziative di educazione finanziaria rivolte ai soggetti più vulnerabili – con minore reddito/ricchezza e con livello di istruzione inferiore – caratterizzati da più alta avversione al rischio e minore disponibilità ad attendere rendimenti su di un orizzonte temporale di medio-lungo periodo.
Per la prima volta il Rapporto analizza il tema delle fonti e della documentazione maggiormente utilizzate dagli investitori per raccogliere informazioni sull’economia, la finanza e le opportunità di investimento. Sebbene le fonti tradizionali quali i siti web istituzionali (ad esempio CONSOB, Banca d’Italia, Borsa italiana, Abi), specializzati (ad esempio Morningstar, Finanza.com, Borse.it) e degli intermediari finanziari siano utilizzate di frequente dagli investitori italiani per avere informazioni finanziarie, l’era digitale e l’intelligenza artificiale hanno conferito rilevanza ad altre fonti di informazione come internet e i social media. ... leggi di più
In tale contesto sono stati indagati i fattori socio-economici, demografici e psicologici che possono incidere sull’uso di queste fonti di informazioni nelle scelte di investimento. Il Rapporto mostra che alcune categorie di investitori (in particolare le donne, i meno abbienti, i meno istruiti e coloro che hanno conoscenze finanziarie e digitali più basse) sono più propensi a un utilizzo frequente dei social media. L’Indagine mostra altresì una scarsa attitudine degli investitori (in particolare donne e più anziani) a consultare la documentazione informativa su emittenti e prodotti finanziari prima di effettuare una scelta di investimento – cosiddetta ‘informazione preventiva’ – e una limitata propensione a dedicare del tempo alla ricerca di informazioni economiche e finanziarie per aggiornarsi – cosiddetta ‘informazione continua’.
La quarta Sezione del Rapporto analizza le scelte di investimento delle famiglie italiane, approfondendo le scelte di portafoglio che riguardano gli investimenti sostenibili e le cripto-valute. In particolare, l’Indagine evidenzia che i prodotti finanziari maggiormente presenti nei portafogli degli intervistati sono certificati di deposito e buoni fruttiferi postali, seguiti da titoli di Stato, fondi comuni di investimento e obbligazioni. ... leggi di più
Sono poi ampiamente indagate le caratteristiche dell’investitore che assumono rilevanza in sede di profilazione ai fini della valutazione di adeguatezza: le conoscenze, l’esperienza, la situazione finanziaria e gli obiettivi d’investimento. L’Indagine evidenzia che gli intervistati frequentemente investono nei mercati finanziari da un numero significativo di anni. La sostenibilità non rientra tra i principali obiettivi presi in considerazione nelle scelte di investimento nemmeno se associata a prodotti che presentano un rendimento finanziario elevato. L’orizzonte temporale di investimento preferito dagli investitori si attesta più frequentemente sul medio periodo (3-5 anni, per il 38% degli intervistati). Tra i fattori che possono guidare le scelte di portafoglio dei decisori finanziari, le conoscenze finanziarie (18%) e l’esperienza negli investimenti (9%) – che pure costituiscono parametri per la valutazione di adeguatezza prevista dalla disciplina MiFID II – sono indicati come rilevanti meno frequentemente rispetto all’orizzonte temporale di investimento (35%) e ai rendimenti attesi (30%).
In merito all’interesse verso cripto-valute e trading online - pur evidenziando i limiti di una comparazione del dato 2024 con quello dell’Indagine 2022 derivanti dal differente processo di formazione del campione - si segnala una sostanziale stabilità dell’interesse nelle cripto-valute e un significativo incremento della percentuale di soggetti interessati al trading online. ... leggi di più
Come nel 2022, tra i fattori che possono incentivare l’acquisto di cripto-valute emergono l’opportunità di un guadagno immediato e la possibilità di diversificare il proprio portafoglio. Sempre in linea con l’Indagine precedente, l’attrattività del trading online deriva principalmente da valutazioni in merito alla comodità e al costo del servizio oltre che dalla possibilità di accedere a una gamma più ampia di prodotti e di scegliere in autonomia.
Nonostante l’interesse verso le cripto-attività risulti stabile nel tempo, da un punto vista fattuale il grado di diffusione delle cripto-valute è aumentato ed è pari, nel 2024, al 18% (era l’8% nel 2022). Ciò si associa a una elevata familiarità con questa tipologia di assets digitali dato che l’86% degli intervistati dichiara di averne almeno sentito parlare (si noti, tuttavia, che alla familiarità dichiarata non sempre corrisponde un’effettiva conoscenza: una quota consistente del citato 86% di intervistati – che oscilla tra il 23% e il 50% – non sa rispondere ai quesiti volti a rilevare la conoscenza delle caratteristiche principali delle cripto-valute).
Il Rapporto analizza anche la modalità con la quale gli investitori assumono decisioni finanziarie. Complessivamente, la quota più rilevante dei partecipanti all’indagine dichiara di assumere (almeno) alcune delle decisioni finanziarie in autonomia (42%), mentre il 40% assume decisioni con il supporto di un consulente finanziario oppure di un addetto della banca (‘advice’; dato in crescita rispetto al 2022 pari al 32%). ... leggi di più
Il 32% degli investitori retail segue i suggerimenti di parenti, amici, colleghi considerati non esperti (‘informal advice’), mentre il 9% segue le indicazioni di parenti, amici, colleghi che lavorano nel settore finanziario (‘informal advice by expert’). Infine, il 6% circa delega le proprie scelte finanziarie a intermediari, mentre solo il 3% segue i consigli dei social networks.
Gli investitori che si rivolgono al consulente (‘advised investors’) più frequentemente possiedono fondi comuni di investimento (51%), buoni postali (46%), obbligazioni (44%) e titoli di Stato (43%).
Infine, l’Indagine pone in evidenza come si mostrino interessati agli investimenti sostenibili il 50% degli investitori, dato sostanzialmente in linea con la rilevazione del 2022. L’interesse verso la sostenibilità è più marcato tra gli investitori supportati da un professionista (55% dei casi), così come tra gli investitori che mostrano una attitudine più elevata a dedicare più tempo alla ricerca di informazioni sulla finanza sostenibile (64% dei casi) e tra coloro che già possiedono investimenti sostenibili (76%). ... leggi di più
La metà degli intervistati associa ai prodotti di investimento sostenibili un orizzonte temporale di medio-lungo periodo, il 42% non li percepisce più profittevoli (in parte spiegabile anche dalla segnalata carenza di dati sui rendimenti passati), il 38% non li associa a minori costi e il 36% non li considera meno rischiosi e attribuisce a tali forme di investimento caratteristiche finanziarie che possono renderli meno attraenti rispetto agli investimenti tradizionali (che non perseguono obiettivi di sostenibilità). Gli investitori segnalano quali fattori deterrenti rispetto a scelte di investimento sostenibili la circostanza che la finanza sostenibile sia troppo opaca (41%) e che essa costituisca un fenomeno di marketing (39%); in aggiunta il 30% degli intervistati afferma di non credere che essa possa avere un impatto concreto sullo sviluppo sostenibile. In questo quadro, il 50% degli intervistati ritiene che i consulenti siano in grado di conoscere e riconoscere i prodotti sostenibili individuando, in tali figure professionali, un punto di riferimento formativo e informativo che potrebbe facilitare l’avvicinamento verso la sostenibilità.
Sulla base dell’Indagine 2024, il 20% dei decisori finanziari italiani detiene investimenti sostenibili. Il dato è in crescita rispetto al 2022 (11%), ma rimane elevata la quota di intervistati che dichiara di non possedere questo tipo di assets (72%). Si rileva, peraltro, che, anche tra coloro che dichiarano di avere un consulente oppure di rivolgersi a un addetto di banca prima di effettuare scelte finanziarie, all’interesse non sempre si accompagna la detenzione di prodotti sostenibili; il dato evidenzia il cosiddetto intention-action gap già evidenziato nelle precedenti edizioni del Rapporto.
Il Report è stato curato da: Paola Deriu (coordinatrice) - CONSOB, Responsabile Divisione Studi (p.deriu@consob.it) Dario Colonnello - CONSOB, Divisione Studi, Ufficio Studi Giuridici (d.colonnello@consob.it) Daniela Costa - CONSOB, Divisione Studi, Ufficio Studi Economici (d.costa@consob.it) Monica Gentile - CONSOB, Divisione Studi, Ufficio Studi Economici (m.gentile@consob.it) Paola Soccorso - CONSOB, Divisione Studi, Ufficio Studi Economici (p.soccorso@consob.it)
Le opinioni espresse nel Report sono personali degli autori e non impegnano in alcun modo la Consob. Nel citare i contenuti del rapporto, non è pertanto corretto attribuirli alla Consob o ai suoi Vertici.