2023 Rapporto investimenti sostenibili e criptoattività - AREA PUBBLICA
RAPPORTO 2023
Il Rapporto analizza le principali dinamiche in atto nell'ambito degli investimenti sostenibili e dei mercati delle criptoattività, anche con riguardo a profili che possono rilevare per il raggiungimento degli obiettivi istituzionali della CONSOB.
Gli investimenti sostenibili Il Sustainalytics ESG risk score, un indice che rappresenta una misurazione sintetica dell'esposizione delle società a fattori di rischio ESG (ad esempio, cambiamenti climatici, rischio di transizione, condizioni lavorative inique, mancanza di inclusione sociale, trasparenza nella governance, politiche di remunerazione del management) registra un tendenziale aumento della capacità delle imprese dell'area euro nel gestire i sustainability-related risks. A livello settoriale, l'esposizione ai rischi ESG è in media più elevata per le utilities e per i produttori di energia rispetto alle società del manifatturiero o dei servizi. ... leggi di più |
Gli indici azionari ESG globali (Stoxx Global ESG leaders e MSCI world ESG) presentano un elevato grado di allineamento nella performance. Tale livello di coerenza fra gli indici non è, tuttavia, stabile nel tempo e si riduce se si utilizza come parametro la volatilità invece che il rendimento. Analoga tendenza si riscontra se si misura il grado di coerenza di indici azionari riferiti all’area euro (Euro Stoxx ESG leaders, Ftse 4Good Europe 50, MSCI EMU ESG screened index). Sempre nell’area euro si rileva, inoltre, un elevato grado di sovrapposizione fra la lista di società costituenti gli indici azionari ESG rispetto agli indici convenzionali (52% fra Stoxx Euro ESG Leaders e Euro Stoxx 50, 82% fra Mib ESG e Ftse Mib). Infine, l'andamento dell’indicatore di “greenium”, ossia del premio al rischio connesso con la eco-sostenibilità (cosiddetta greenness) di una impresa e basato sui rendimenti delle società quotate, mostra una significativa volatilità soprattutto in corrispondenza di periodi di stress sui mercati finanziari e un trend crescente a partire da maggio 2020 fino all’ultima rilevazione disponibile. Il Sustainalytics ESG risk score, che rappresenta una misurazione sintetica dell'esposizione delle società a fattori di rischio ESG (ad esempio, cambiamenti climatici, rischio di transizione, condizioni lavorative inique, mancanza di inclusione sociale, trasparenza nella governance, politiche di remunerazione del management) registra un andamento positivo nell’area euro con un trend decrescente da dicembre 2019 a dicembre 2022, senza subire ulteriori variazioni nel 2023, ossia confermando un tendenziale aumento della capacità delle imprese nel gestire i sustainability-related risks. Inoltre, disaggregando settorialmente l’indicatore si rileva che in media l’esposizione ai fattori di rischio delle utilities e delle società che producono energia è più elevata rispetto a quella delle imprese appartenenti al settore manifatturiero oppure al comparto finanziario. In Italia, gli ESG risk scores si attestano su valori in linea con quelli dell’area euro; a livello settoriale, tuttavia, l’esposizione ai fattori di rischio del comparto finanziario appare in media più elevata rispetto al settore corporate. La sezione investimenti sostenibili del Rapporto include, poi, un focus sulle società quotate in Italia finalizzato a verificare se l’ESG risk score e l’ESG Refinitiv rating siano correlati con alcune delle principali caratteristiche delle imprese (performance, volatilità, liquidità, leverage finanziario, value at risk, price on earnings, price to book value, capitalizzazione e ROA). In dettaglio, utilizzando tecniche di cluster analysis, per distinguere le società sulla base dell’ESG rating, si evidenzia come il gruppo di imprese con score di sostenibilità più elevato si differenzia dall'altro gruppo solo per la dimensione e la liquidità. In particolare, il cluster di società con ESG rating più alto è rappresentato dalle imprese con maggiore liquidità e capitalizzazione mentre non si registrano differenze significative tra i due gruppi in termini di performance, volatilità e valutazioni di mercato. L’analisi delle obbligazioni ESG inclusa nel Rapporto si fonda sull’identificazione dei titoli sulla base degli International Capital Market Association (ICMA) principles e si focalizza sui titoli quotati in Italia. Il 12% circa delle obbligazioni ESG così definite non è incluso nella lista dei “Green e Social bonds” di Borsa Italiana, ponendo in evidenza l’esistenza di alcuni disallineamenti nelle classificazioni del profilo di sostenibilità dei titoli. Le obbligazioni ESG sono prevalentemente green bonds (53%) appartenenti al settore sovranazionale (54%) con un time to maturity compreso fra i 7 e i 10 anni (43%). Inoltre, il 54% dei titoli ESG quotati su Borsa Italiana presenta un lotto minimo minore uguale a 1.000 euro, quindi accessibile agli investitori retail, mentre il 69% è negoziato sul segmento di mercato Mot. Infine, la classificazione dei fondi aperti sostenibili disponibili per la vendita in Italia è stata effettuata adottando i criteri per l’identificazione dei fondi ESG di Morningstar. La maggiore parte dei fondi presenta un Morningstar sustainability rating superiore alla media (59%), si classifica art. 8 del Regolamento SFDR (74%) e ricade nella categoria fondi azionari (51%); solo l’8% è domiciliato in Italia, mentre per il 60% sono passati meno di 6 anni dalla data di istituzione (inception date). Inoltre, focalizzando l’attenzione esclusivamente sulla componente azionaria del portafoglio, si rileva che in media il 70% del net asset value è investito in large cap prevalentemente di paesi avanzati. |
Le criptoattività Le criptovalute continuano a connotarsi per prezzi estremamente volatili. A settembre 2023 il rendimento annualizzato del bitcoin risultava infatti solo lievemente superiore a quello riferibile ad altre categorie di asset non digitali pur mostrando una volatilità di gran lunga superiore. La sicurezza cibernetica delle applicazioni sottostanti alle criptoattività resta un profilo critico.... leggi di più |
I mercati delle criptoattività hanno subito pesanti ripercussioni a seguito degli eventi negativi che hanno caratterizzato il 2022. A settembre 2023 il valore di mercato delle principali criptovalute risultava infatti inferiore di oltre il 50% rispetto a quello registrato a fine 2021, in conseguenza di un ribasso del 65% nel 2022 e di un parziale recupero nell’anno in corso. Nel confronto con la capitalizzazione dei mercati azionari il valore di mercato delle criptovalute resta contenuto (2,1% del valore aggregato dei mercati americani, 3,4% dei mercati asiatici e 4,4% dei mercati europei e mediorientali). Oltre il 60% del valore di mercato delle criptovalute è riferibile a bitcoin ed ether. Anche l’ammontare di fondi depositati nelle applicazioni di finanza decentralizzata (Decentralised Finance o DeFi), ha esibito un netto calo (-70% a settembre 2023 rispetto alla fine del 2021 e -63% solo nel 2022). Il settore DeFi si caratterizza per una estrema eterogeneità nelle tipologie di protocolli in essere e, conseguentemente, nei rendimenti dei relativi pool di liquidità pur essendo molto concentrato sotto il profilo della sottostante tecnologia, con circa il 60% dei protocolli basati sulla blockchain Ethereum. Le criptovalute continuano a connotarsi per prezzi estremamente volatili. A settembre 2023 il rendimento annualizzato del bitcoin risultava infatti solo lievemente superiore a quello riferibile ad altre categorie di asset non digitali pur mostrando una volatilità di gran lunga superiore. I volumi di transazioni di bitcoin ed ether si sono drasticamente ridotti dalla fine del precedente anno e la dinamica del rapporto tra valori di mercato e volume delle transazioni (il cosiddetto network value to transactions ratio o NVT) suggerisce il sussistere di prospettive ribassiste sui mercati delle due maggiori criptovalute, sebbene l’andamento dei prezzi dei futures si sia stabilizzato nel corso dell’anno dopo il brusco calo del 2022. Segni di strutturale instabilità dei prezzi emergono anche dalla quota di criptovalute inattive, ossia che non sono state oggetto di transazioni nell’ultimo anno, che si colloca su valori prossimi al 60% e 70% rispettivamente per bitcoin ed ether. La correlazione tra dinamiche del prezzo del bitcoin e quelle dei principali indici azionari risulta positiva nel 2023. Il legame appare meno marcato per gli indici europei rispetto a quelli statunitensi e in calo nell’anno in corso rispetto al 2022. La sicurezza cibernetica delle applicazioni sottostanti alle criptoattività resta un profilo critico: alcune statistiche relative a 188 piattaforme di scambio di criptovalute evidenziano che solo 14 possono ritenersi molto sicure e che, rispetto al 2022, è aumentata la quota di quelle che invece presentano scarse valutazioni di sicurezza cibernetica. Secondo altre fonti, nel 2022 l’ammontare complessivo di fondi sottratti in attacchi hacker su criptoattività si è collocato a 3,8 miliardi di dollari, in lieve crescita dai 3,3 miliardi del precedente anno. Rispetto al 2022 l’interesse verso le criptoattività si è nettamente ridotto come attesta il calo sia del numero di ricerche effettuate in rete di termini a esse associati sia del numero di indirizzi attivi delle maggiori criptovalute. Anche gli investimenti nel settore sono fortemente calati. Stime sui detentori di criptoattività indicano che, a livello globale, quasi il 60% è riferibile ai paesi asiatici e solo il 4% ai paesi dell’Europa occidentale. Tra le maggiori economie europee la quota di popolazione che detiene criptoattività oscilla tra poco meno del 6% in Francia e Regno Unito e poco più del 2% in Italia. |
Il Report è stato curato da:
- Prima sezione 'Investimenti sostenibili'
Monica Gentile - CONSOB, Divisione Studi (m.gentile@consob.it)
Francesco Scalese - CONSOB, Divisione Studi (f.scalese@consob.it) - Seconda sezione 'Criptoattività'
Valeria Caivano - CONSOB, Divisione Studi (v.caivano@consob.it)
Simona Di Rocco - CONSOB, Divisione Studi (s.dirocco@consob.it)
Si ringrazia Gaetano Finiguerra per gli utili suggerimenti alla definizione del Rapporto. Si ringraziano Lucia Alessi, Elisa Ossola e Roberto Panzica (European Commission, Joint Research Centre, Italia) per aver fornito la serie storica dell’indice greenium. Si ringraziano i partecipanti all’ESMA Investor Research working group (IRWG) per gli utili commenti sulla sezione investimenti sostenibili. Le opinioni espresse nel Report sono personali degli autori e non impegnano in alcun modo la CONSOB. Nel citare i contenuti del rapporto, non è pertanto corretto attribuirli alla CONSOB o ai suoi Vertici.